"Non so se voglio veramente arrivare
a 60 chili, sto pensando di abbandonare la dieta". G. non riesce a
scendere sotto i 65 chili e pare voglia ridefinire gli obiettivi iniziali. A
questo si aggiunge un secondo punto: continuare il programma o interrompere il
percorso? Facciamo qualche riflessione dal punto di vista motivazionale e parliamo delle soluzioni.
Quando il paziente esprime la volontà di
riformulare l'obiettivo che ci eravamo posti all'inizio, indago se lo dice
perché ritiene che i 60 chili (nell'esempio di G.) sono un obiettivo che non
condivide ("Non mi ci sentirei bene... ") o che non
si sente di poter raggiungere.
Nel primo caso, è del tutto lecito che ci
si voglia fermare, se pensiamo veramente di essere giunti al capolinea. E'
successo a L.: "So che avevamo
stabilito che sarei arrivata a 60 chili ma adesso, a 61 chili e mezzo, mi sento
bene. Ho perso 15 chili e sono diventata un'altra: in compagnia rido, scherzo e
non mi faccio problemi. Sono più sicura di me." L., sebbene in partenza avessimo stabilito come traguardo i 60 chili, si è fermata perché si sente bene a 61 chili
e mezzo.
Nel secondo caso, il
pensare di non essere in grado di raggiungere il peso desiderato, è spesso
fonte di insoddisfazione e frustrazione per il paziente. Equivale ad un doversi
accontentare. Da qui nasce l'interrogativo "Mi fermo o continuo con
la dieta?". Meglio sarebbe fermarsi una volta raggiunti i propriveriobiettivi. "Ma arrivarci mi sembra così difficile..."
Che fare quando "Mi
piacerebbe tanto dimagrire ma mi sembra così difficile"?
E' una reazione logica e comprensibile il tentare di
minimizzare. Se penso di non potercela fare, inizio ad addurre una serie di
spiegazioni per autoassolvermi: "Questo peso non è poi così male. Alla
fine sto bene anche così, o no?", "Io in fin dei conti 60 chili non li
ho mai pesati, perché dovrei arrivarci adesso?", "Forse a 60 chili sarei
fin troppo magra per la mia costituzione ...".
Ripeto, tutte queste
affermazioni sono legittime se ci crediamo veramente ma non se lo diciamo per
giustificare il fatto che non ci riusciamo.
Cosa fare? Prima di tutto, verificare se l'obiettivo è ben formato rispondendo a queste cinque domande. E poi sciogliere il
nodo della questione: perché ci sembra di non riuscirci? Quali sono gli
ostacoli? E dunque, come riuscirci?
Il colloquio con G. è
stato esemplare: pur tentando di banalizzare, ha ammesso che
vorrebbe arrivare a 60 chili. E' solo che non sa come fare, come superare gli
ostacoli che le si parano davanti tutti i giorni. La sua difficoltà principale
sta nel fatto che si sfoga con il cibo nei momenti di tensione. Cosa che
le impedisce di raggiungere il peso ideale.
Ha trovato la sua soluzione: cercherà il silenzio quando sarà arrabbiata ("Il silenzio mi
rilassa") e leggerà un libro per tranquillizzarsi ("Quello di Fabio
Volo, normalmente lo leggo la sera prima di addormentarmi"). L'efficacia
della soluzione è ancora da testare ma lei ci sta provando a superare
l'ostacolo, ed è già un buon segno.
Ammiro G. per la sua
disponibilità al problem solving. Altri nella sua situazione si limitano a
dire: "Speriamo che la volta prossima vada meglio". Come se la nostra
vita non dipendesse dalle nostre azioni ma dalle nostre speranze. Come se
domani potessimo svegliarci miracolosamente a 60 chili. Questo non ci aiuterà ad avere migliori risultati, anzi è un dato di fatto che quelli che la pensano così il più delle volte abbandonano il percorso.
Siamo proprio sicuri
di averle provate tutte, e con il sufficiente impegno? Nell'esplorare le
possibilità, G. l'impegno ce lo sta mettendo.
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