Uno degli errori di pensiero più
frequenti che ci portano ad interrompere una dieta è la convinzione che la dieta stessa
sia un sacrificio da fare per un breve periodo.
Vediamo perciò come correggere questo errore di pensiero per migliorare le
abitudini alimentari in modo duraturo e funzionale ai nostri obiettivi.
Da cosa ha origine questo pensiero
limitante?Tutto inizia quando sentiamo la parola "dieta". Ci viene in mente un programma, spesso dimagrante e che per questo già implica una restrizione, da seguire per qualche giorno o qualche mese. Per molti, nel momento in cui iniziano una dieta, mangiare non
è più un piacere ma diventa un dovere.
Siamo abituati a ricevere
dai professionisti della Nutrizione diete prescrittive in cui quello che
ci piace non c'è, mentre quello che non ci piace abbonda.
Oppure se vogliamo dimagrire con il fai-da-te, togliamo tutte le fonti
di carboidrati... E magari sono proprio pane, pasta, pizza e dolci a
piacerci di più. Seguiamo la prescrizione per un breve periodo e il tentativo di cambiamento naufraga.
Così accade che durante
l'anamnesi alimentare:
"Quali sono i cibi che
preferisci?"
"Preferisco la pasta al forno, i
ravioli e la pizza. Ma sono tutti cibi che mi fanno ingrassare, quindi quando
decido di mettermi a dieta, li evito. Poi non resisto alla tentazione e ci
ricasco. Presa dai sensi di colpa, inizio a pensare di non potercela fare e a
sgarrare sempre di più. Alla fine mollo."
"E quale sarebbe la tua dieta
ideale?"
"Le verdure mi piacciono tutte...
Anche il minestrone e il riso in bianco. Puoi mettermi quello che vuoi. Anche
se non mi piace, me lo farò piacere."
In questo caso, la paziente antepone
l'importanza del raggiungimento del risultato ai suoi gusti. Se anche arrivasse all'obiettivo, avrà esperito la dieta
come vissuto di privazione e costrizione. Si svilupperà quindi in lei una sorta di dissonanza tra
il piacere di mangiare quello che le piace e il sacrificio di non mangiarlo per ottenere la forma fisica voluta: quando c'è l'uno, non ci può essere l'altro.
Il vissuto emotivo negativo
associato alla dieta condiziona la nostra capacità di farcela:
pensiamo di dover dire addio a quello che più ci piace, la dieta diventa una
costrizione e abbandoniamo il percorso prima di aver conseguito i risultati
desiderati.
Come in ogni circostanza, in
media stat virtus: occorre trovare il giusto mezzo tra una dieta nutrizionalmente corretta e le esigenze e le preferenze
della persona. L'errore di pensiero si corregge tornando ad usare la parola "dieta" con la sua accezione originale, ovvero dal greco "stile di vita", e facendo esperienze positive di diete. In questo modo si può ottenere una modifica duratura
delle abitudini alimentari e il consolidamento dei risultati nel tempo, in modo
da non avere ricadute.
Quando siamo a dieta,
pensare positivamente ci aiuterà a comportarci in modo più funzionale ai nostri
obiettivi. Come fare? Clicca qui.
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