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motivAzione | Come tornare alla normalità dopo un evento avverso

Dietista Vanessa Marrone 06/02/2017 2


La seconda metà di gennaio è stata, per me e per chi come me vive in Abruzzo, drammatica. Siamo stati intrappolati nella morsa della neve che ci ha procurato numerosi disagi alla viabilità. Abbiamo vissuto senza corrente elettrica e senza linee telefoniche. E, dulcis in fundo, quattro scosse sismiche rilevanti hanno messo a dura prova i nostri nervi terrorizzando quanti, bloccati nelle proprie case a causa della neve, non avevano vie di fuga per scappare. 

Superata l'emergenza grazie ai numerosi aiuti provenienti da ogni parte d'Italia e anche dalla Svizzera, abbiamo dovuto constatare che la nostra economia, basata prevalentemente su agricoltura e allevamento, ha subìto danni ingentissimi. Le industrie sono state danneggiate. Il nostro patrimonio artistico e culturale cade sotto i colpi delle ripetute scosse di terremoto. I nostri ragazzi stanno perdendo giorni di scuola preziosissimi per il loro futuro. Qualcuno ha visto crollare il tetto della propria casa. Qualcun altro ha perso il lavoro. Altri hanno dovuto lasciare le proprie case in attesa che ne sia verificata l'agibilità. 

Gli amministratori locali hanno fatto il massimo per la popolazione e dato prova di grande coraggio nell'emergenza. Quello che ho da rimproverare a loro è di aver sottovalutato le condizioni climatiche e di non aver allertato la popolazione, in modo da poterci munire di pale da neve, gruppi elettrogeni e carburante sufficiente. Adesso siamo in attesa di avere risposte dagli amministratori dello Stato che per ora sembrano preoccuparsi più di futili faccende che della condizione delle migliaia di persone che popolano il Centro Italia. (Scusate l'inciso polemico nei confronti della politica ma ritengo che le menti illuminate debbano esporsi per promuovere il benessere di tutti e non difendere i privilegi di pochi.)

Veniamo a noi. Ho pensato di scrivere questo articolo spingendomi più del solito nei territori della psicoterapia perché vedo persone stravolte, con i visi segnati dalle avversità e il dolore nel cuore. Siamo in preda all'ansia e alla preoccupazione per l'avvenire. 
Le avversità provocano paura e ansia, che sono sentimenti connaturati all'animo umano. Volendone dare una definizione scientifica, il disturbo d’ansia è l’attivazione della modalità attacco e fuga di fronte ad un pericolo. Il pericolo o c'è ed è enormemente sopravvalutato o è solo presunto. In questo caso, la minaccia può essere esistita nel passato, come ad esempio un grosso trauma, o si pensa possa esserci nel futuro: è la cosiddetta ansia anticipatoria. Il disturbo d'ansia diventa preoccupante quando compromette il normale funzionamento psicosociale dell'individuo.

Vi riconoscete nel quadro che vi ho appena descritto? 
La normalità è difficile da recuperare ma non dobbiamo lasciarci abbattere. Come fare? 
Possiamo gestire la paura in due modi, rimuovendo lo stimolo o adattandoci allo stimolo. Il Centro Italia, ci è stato più volte ripetuto, è un territorio sismico, perciò, a meno di trasferirci altrove, non possiamo rimuovere lo stimolo del terremoto. Dunque dobbiamo adattarci allo stimolo, accettando il fatto che esso si può ripresentare in ogni momento e inaspettatamente. 

Quello che io rilevo durante le visite è una generale riduzione delle ore di sonno e un peggioramento della qualità del sonno stesso, perlopiù a causa della paura del terremoto. Questo stato di iperattivazione ci impedisce di avere un sonno riposante, ci rende stanchi e irritabili anche di giorno, poco lucidi e sempre solleciti come se fossimo sempre sull'orlo di una catastrofeCerchiamo di migliorare la qualità del sonno in modo da diminuire la prontezza di riflessi ed essere riposati di giorno: possiamo fare tecniche di rilassamento prima di andare a dormire (io per esempio ho sperimentato il training autogeno) o, se non bastasse, fare ricorso a degli induttori del sonno.

Se ne avete bisogno, chiedete aiuto ad uno psicoterapeuta. Per il trattamento dell'ansia è utile intraprendere una terapia cognitivo-comportamentale con l'aiuto della quale possiamo correggere i quattro errori di pensiero disfunzionali che ci generano l'ansia (esagerazione, catastrofismo, generalizzazione eccessiva, cancellazione del positivo). 

E' importante che lavoriamo su noi stessi per aumentare la nostra resilienza: sviluppare capacità di problem solving, sviluppare la fiducia in noi stessi nell'affrontare le sfide, accettare i rischi e tollerare l'incertezza, aumentare la capacità di sostenere emozioni negative. Come scrivevo anche nell'articolo "La resilienza nel processo di dimagrimento"possiamo inoltre aumentare il nostro livello di resilienza mettendo dei confini tra noi e le persone che ci influenzano negativamente. Vi invito a cercare contatti con persone positive e a svolgere attività creative che ci permettano di dare sfogo alle emozioni.

"Le crisi hanno i loro tempi. Non è il tempo ad aiutare a superarle. E’ il nostro io che lavora nel tempo" (Alba Marcoli, psicologa clinica)

Commenti

  • Sumo 08/02/2017

    Dottoressa confermo quanto già detto vi sono vicina. Spero che i tuoi conterranei accolgano i tuoi consigli e li facciano propri. Non si può vivere nel terrore, c'è bisogno di vedere la luce

  • Vanessa Marrone 15/02/2017

    Grazie ancora per la vicinanza!

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