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Aumenta la motivazione alla dieta con la rubrica del lunedì "motivAzione". Se ti nutri bene, guadagni salute.


motivAzione | I 4 campanelli d'allarme del calo della motivazione: come prenderli in tempo

Dietista Vanessa Marrone 02/02/2015 0

Quando la motivazione comincia a calare, dobbiamo individuarne la causa e intervenire tempestivamente. Ecco le quattro cause principali di abbandono della dieta e come combatterle per riuscire a continuare il percorso.

Le feste natalizie sono finite da un mese circa e da allora alcuni di voi staranno seguendo una dieta per rimettersi in forma. Qualcosa, però, comincia a scricchiolare. Qualcuno non sarà più motivato come all'inizio e le difficoltà vi sembrano crescenti ed insormontabili. Ma non demordete!

Il calo della motivazione è un fenomeno graduale, perciò possiamo prenderlo in tempo. Se ne capiamo i segnali, possiamo risolvere il problema e portare a termine il percorso fino a quando avremo raggiunto gli obiettivi. 

1. Calo dell'importanza
Quando non riusciamo a seguire bene la dieta e non raggiungiamo i risultati che desideriamo, ci capita di pensare: "Mica sono malato?! Se fossi malato, ci terrei di più a seguire meglio la dieta. E siccome non sono malato, posso anche permettermi di sgarrare". Oppure: "In fondo però non sto così male".

La minimizzazione e la negazione del problema sono strategie cognitive di difesa che inconsciamente mettiamo in atto in situazioni frustranti. Sono perciò del tutto legittime, in quanto ci permettono di affrontare un momento di difficoltà. Quello del calo dell'importanza è forse il campanello d'allarme più frequente, che sento più spesso. 

Soluzione: aumentate il problem solving individuando la difficoltà e dettagliando il modo per superarla. In questo modo l'autoefficacia aumenterà e la resistenza al cambiamento si attenuerà via via che vi sentirete sempre più in grado di farcela.

2. Rifiuto di cercare soluzioni
Di fronte ad un problema, non possiamo pensare che questo si risolva da solo. "Spero che la prossima volta le cose vadano meglio", è di solito la frase che esprime una scarsa disponibilità alla ricerca di soluzioni. Nella mia esperienza, quelli che si sono rifiutati di cercare un modo per fare le cose meglio hanno poi interrotto il trattamento. Non possiamo svegliarci magri o svegliarci sani o svegliarci con abitudini alimentari sane. Il cambiamento si costruisce nel tempo e la "pigrizia mentale" riduce le possibilità di farcela.

Soluzioni: 
- responsabilizzatevi. Di fronte ad un problema, non limitatevi a sperare o a pregare. Siete voi gli attori del vostro destino: non lasciate al caso il vostro successo.
- impegnatevi nel problem solving (vedi sopra).

3. Rimprovero del professionista
Ci rivolgiamo ad un professionista affidabile, disponibile e competente. Accade poi, però, che quando sbagliamo, questo ci sbeffeggia o ci giudica in modo negativo, rimproverandoci e mortificandoci. Il rapporto di collaborazione e di fiducia di conseguenza si guasta: ci aspettavamo ascolto e accoglimento e non li abbiamo ricevuti. Un atteggiamento di questo tipo è fortemente demotivante per una persona che deve cambiare stile di vita e che si trova in un momento di difficoltà. 

Soluzione: fateglielo notare nella speranza che si ravveda. Ecco quali sono le caratteristiche di un professionista motivante.

4. Scarsa puntualità nei controlli
Spostare, rimandare, prendersi tempo per recuperare, non giovano alla motivazione perché ci impediscono di prenderci la responsabilità di come è andata. A furia di prorogare, i risultati non arriveranno ed è alta la probabilità di abbandonare il programma. 

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