Oggi è esattamente una settimana da quando sono rientrata in studio dopo le vacanze estive. E' stata una settimana di controlli e di primi incontri ma in questo articolo mi soffermerò sui pazienti che conoscevo da prima delle vacanze. Traccerò un bilancio dei controlli che ho fatto per raccontarvi come sono andati (in che modo i momenti di relax enogastronomico che ci siamo concessi in vacanza hanno impattato sulla nostra forma fisica?) e ragionare sul loro andamento in termini di motivazione.
Schematizzando, i pazienti tornati al controllo in questa prima settimana:
• hanno - udite, udite! - addirittura perso peso;
• sono più o meno come prima;
• sono aumentati di peso.
Al primo gruppo appartiene una giovane donna che, pur concedendosi qualche piacere culinario in più, non ha abbandonato la dieta, almeno non del tutto... Diciamo non fino alle 20.00! :D Il suo eccezionale progresso è dovuto proprio a questo: mantenere abitudini alimentari corrette dalla colazione alla merenda e abbandonarsi a qualche eccesso a cena o nel dopo cena permette di fare comunque dei progressi.
Nota bene. Questi passi in avanti:
• non saranno sovrapponibili a quelli conseguiti in quindici giorni di dieta seguita alla perfezione ma sono comunque tangibili;
• sono realizzabili a patto che le eccezioni alla regola non siano esageratamente abbondanti e troppo ravvicinate nel tempo, così avere il giusto tempo per metabolizzarle.
Complimenti vivissimi, dunque! Faccio rientrare nella seconda categoria quelle persone che non hanno perso né preso peso o che hanno perso o preso mezzo chilo e mezzo centimetro sulle circonferenze. Il loro risultato è ugualmente lodevole in quanto, pur avendo mangiato diversamente dalla dieta in termini sia di quantità del cibo sia di qualità, hanno saputo gestirsi in modo da influire per nulla o in modo trascurabile sulla situazione del peso. Hanno messo la dieta in stand-by senza andare né avanti né dietro. Per quanto riguarda la terza categoria, essa comprende coloro che sanno perfettamente che dovrebbero mangiare correttamente per il fisico e per la salute ma hanno deciso, per così dire, di "prendersi un periodo di ferie dalla dieta". Quando aumentiamo di peso, significa che abbiamo mangiato parecchio più di quanto "bruciato". Vale a dire che gli "sgarri" sono stati troppi. In questi casi le reazioni al controllo sono state due:
• "Riconosco di aver esagerato e da adesso mi impegnerò a ritornare alla normalità";
• "Riconosco di aver esagerato e mi sento così in colpa e scoraggiato che lascio perdere tutto per un po' ".
I primi non si abbattono, anche a
fronte di un risultato negativoprendono consapevolezza dell'erroree guardano avanti, mossi dall'intenzione di
raggiungere l'obiettivo. I secondi sono sopraffatti dal disfattismo,
dallaconvinzione di
non potercela fare, o ritengono che ilseguire la dieta
abbia meno importanza che all'inizio. Non è che non fossero abbastanza motivati all'inizio: la motivazione poteva essere anche massima nel momento in cui hanno iniziato il percorso; pian piano, però, durante le ferie qualcosa si è inceppato e mentre le abitudini alimentari nuove perdevano importanza, le vecchie tornavano a ripresentarsi, a poco a poco, giorno dopo giorno. Non sto dando un giudizio di valore a questi pazienti: la scelta di come alimentarsi deve essere personale e libera.
Qualche riga a parte la meritano poi quei pazienti che annullano il controllo o lo rimandano per senso di colpa verso l'operatore. Qualcuno ogni tanto mi dice frasi del tipo: "Mi dispiace per te, non ho buoni risultati e ti sto facendo perdere tempo". Se tutti avessero buoni risultati e non incontrassero alcuna difficoltà, forse non avrebbero bisogno del Dietista, non vi pare? Credo di poter essere d'aiuto non solo quando si hanno buoni risultati agendo da rinforzo e permettendo di consolidare ciò che si è fatto, ma anche, e soprattutto, quando i risultati sono scarsi o tardano ad arrivare. In questo caso qualcosa va cambiato, e insieme si può.
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