Non tutti diamo importanza alla prevenzione, almeno finché non ci imbattiamo nella malattia. Che da esperienza di sofferenza e di paura può diventare fonte di motivazione. L'educazione alla salute Il nostro sentire è un misto di condizionamenti socioculturali, dell'educazione ricevuta, delle attitudini personali. Le rappresentazioni sociali di cosa siano la salute, la malattia, il benessere, influenzano in modo determinante le capacità di prevenzione e di cura.
Così, mentre alcuni pensano sia più importante condurre una vita sana per godere di buona salute, altri non ci badano o fingono di non badarci perché in quel momento è più comodo correre il rischio.
Il concetto di rischio
"Il mio amico non ha mai fumato una sigaretta in vita sua ed ha il cancro ai polmoni. Quello invece ha fumato come un turco e sta bene", dice qualcuno per giustificarsi del tabagismo. Può darsi che, pur adottando comportamenti ad alto rischio, godremo lo stesso di buona salute. Ma oggettivamente stiamo aumentando il rischio di ammalarci. E' come quando guidiamo ad una velocità superiore al limite: speriamo che non ci accada niente ma, in confronto ad una persona che rispetta il limite, abbiamo maggiori probabilità di incorrere in una multa o di fare un incidente o di investire qualcuno.
Meglio prevenire o meglio curare? Finché si sta bene, troppo spesso si pensa"Posso sgarrare, mica sono malato?", ma questa giustificazione viene a mancare quando compaiono problemi di salute. Non è meglio prevenire che curare? A mio modo di vedere sì ma non tutti, come dicevo, si comportano allo stesso modo. E sfortunatamente alcuni di noi finiscono per ammalarsi. In che modo la malattia incide sulla motivazione? La malattia forgia la nostra vita, cambia le abitudini, rimodella la scala di valori. Essa mette in discussione il senso dell'esistenza e l'immagine di sé, modificando la percezione che abbiamo di noi stessi, delle nostre possibilità, dei nostri limiti.
Più ottimisticamente, la malattia può essere un'esperienza educativa che, aumentando l'importanza del cambiamento, accresce la motivazione. Molte patologie o disturbi richiedono l'abbandono delle abitudini sbagliate e l'apprendimento di nuove, più corrette. E se la necessaria convinzione ci mancava prima, la malattia ci aiuta a cambiare stile di vita. La modifica dello stile di vita tende, nostro malgrado, ad essere più fruttuosa nella prevenzione secondaria, dopo che ci siamo ammalati, che nella prevenzione primaria ovvero prima di ammalarci. E' vero o no che, dopo esserci ammalati, diamo più valore alla nostra salute? Nella malattia o superata la malattia, alcuni sono più motivati a modificare le abitudini sbagliate perché hanno fatto esperienza della sofferenza e della paura.
L'intenzione di recuperare la salute ci induce a dare il giusto valore alla nostra alimentazione, ad aumentare il tempo dedicato all'attività fisica, a smettere di fumare e di bere alcolici. Abbiamo comportamenti salutari che non abbiamo avuto prima. Così aumentiamo le chances di guarigione, riduciamo il rischio di recidiva e ci assicuriamo una migliore gestione della terapia. Qual è la missione del professionista? Il professionista della salute ha il compito di rendere il paziente il più possibile autonomo nella gestione del trattamento e di aiutarlo a fare un cambiamento significativo delle sue abitudini. Lo testimonia un signore con diabete mellito di tipo 2 che necessitava di integrare la malattia nella propria vita quotidiana: "Che sia un percorso che non comporti un grosso sacrificio, che non stravolga la mia vita.Questo mi scoraggerebbe". Leggete come ha scelto di modificare le proprie abitudini alimentari senza stravolgere la sua vita.
Questione di punti di vista
Qualche tempo fa ero in un negozio e ascoltavo la conversazione tra il proprietario e un cliente. Il cliente disse: "Io vivo per mangiare e, siccome si vive una volta sola, mangio quello che voglio e senza regola". Il proprietario rispose: "Io invece voglio vivere, e anche bene. Quindi sto attento a come mangio".
INFORMATIVA COOKIE (informativa breve) - artt. 13 e 122 del D. Lgs. 196/2003 (“codice privacy”):
il sito utilizza cookie tecnici e di terze parti, rispetto ai quali, ai sensi dei suddetti articoli del
codice privacy e del Provvedimento del Garante dell’8 maggio 2014, non è richiesto alcun consenso
da parte dell’interessato e l'obbligo di informativa e consenso gravano sulle terze parti rispettivamente.
Per maggiori informazioni è possibile consultare l'informativa cookie completa a questo indirizzo
Chiudendo questo banner e continuando a navigare il sito acconsenti all'utilizzo dei cookie.